Se fate i bravi – Note di produzione
Sono passati più di vent’anni da Genova, 2001.
E’ il tempo in cui un neonato diventa una persona: c’è un intera generazione presente al nostro tempo, che allora non era ancora nata.
Ed è è il tempo in cui un ragazzo diventa adulto, ed un adulto anziano.
Ci sono due generazioni che hanno attraversato quell’esperienza, e che ancora non possono considerarla chiusa.
Non è chiuso il sogno di Genova 2001, perché i grandi temi di quei giorni sono i temi di oggi, solo più urgenti. Parlavamo di crisi ecologica, di crescente disuguaglianza, di finanza che accentra le risorse nelle mani dei pochi e precarizza o spiaccica i tanti.
Ci pareva sbagliato e pericoloso che il 20% degli abitanti della terra controllasse l’80% della risorse. Oggi, l’8% controlla l’85%.
E non è chiusa la violenza di Genova 2001, perché quella violenza è stata molte volte raccontata, controraccontata, celebrata o condannata, ma mai compresa o risolta.
Vent’anni è un ciclo di tempo umano, in cui un fatto avvenuto è abbastanza distante da poter essere guardato in prospettiva, con distacco, essere riscoperto e messo in connessione con altri fatti che, quando accadeva, sembravano altri, irrelati. Ed è ancora abbastanza vicino da poter essere presente, da poter parlare al presente, da poter incontrare centinaia di migliaia di persone che portano addosso quell’esperienza, che possono raccontarla, che forse continuano a riviverla.
E’ un tempo giusto, fra storia e biografia, per poterne parlare: per partire da Genova per andare oltre Genova, e per capire cosa Genova significa.