Mother Lode
SINOSSI
Jorge lascia la sua famiglia e il suo lavoro di mototaxi nei sobborghi di Lima per cercare fortuna nella miniera più elevata e più pericolosa delle Ande Peruviane. Isolata su un ghiacciaio, La Rinconada, è “la città più vicina al cielo”, qui arrivano ogni anno migliaia di lavoratori stagionali attratti dalla possibilità di far fortuna e nella speranza di una vita migliore.
Da qui, Jorge inizia un viaggio fatto di premonizioni, dove la realtà e l’immaginazione si legano indissolubilmente e dove il mito della ricchezza viene costruito sul sacrificio: occasionalmente dei giovani minatori scompaiono, perché l’oro appartiene al Diavolo, El Tio de la Mina reclama sacrifici.
NOTE DI REGIA
L’idea del film inizia in un villaggio di minatori, nella parte nord della Tanzania. Ero attratto dall’aspetto metafisico dell’oro, controcampo delle implicazioni macroeconomiche del mercato dell’oro. La Rinconada mi è sembrata il setting perfetto per raccontare la corsa all’oro contemporanea: una città di minatori situata a 5.300 metri d’altezza sulle Ande, una destinazione che attira masse di uomini a causa della crisi economica globale.
All’inizio ho iniziato a cercare e a tessere una rete di persone locali ed esperti con l’aiuto di Andrea Balice, un lavoratore NGO con una grande esperienza in Perù. Poi, Ladoyosca Romero, un mediatore culturale ha speso anni in diplomazia per far sì che raggiungere e girare ne La Rinconada fosse possibile e sicuro. Feliciano Meja, un poeta che per anni ha lavorato costruendo librerie e insegnando ai ragazzi fuori dalle scuole, nei sobborghi di Lima e nei villaggi delle Ande, mi ha presentato Jose Luis Nazario Campos, l’attore principale del film. Aveva 19 anni allora ma aveva lavorato nelle miniere saltuariamente sin da quando ne aveva 13. All’improvviso, mi dice che la prima cosa che aveva imparato era stata: l’oro appartiene al diavolo. Mi fu subito chiaro che l’attore principale del film sarebbe stato lui e questa frase, la destinazione del nostro viaggio.
Tramite lui, sono riuscito ad entrare nel mondo delle miniere peruviane, a conoscere come funziona e a comprendere il potere dell’universo mitopoietico che ne governa le dinamiche, così tanto che diventa impossibile distinguere cosa è leggenda da cosa è reale. Partendo dal sacrificio umano “Pagacho”, un rituale molto diffuso e conosciuto da tutti ma allo stesso tempo non dimostrabile. Questa dimensione, apparentemente così distante dalla mia vita quotidiana è gradualmente diventata sempre più familiare: una metafora della relazione tra uomini e ricchezza.
Cercando di rappresentare il processo cognitivo che José aveva vissuto entrando nelle miniere, abbiamo sviluppato una favola moderna, al confine tra realtà e finzione, un viaggio d’iniziazione e allo stesso tempo un romanzo di formazione impossibile.
Una moderna e tradizionale favola dove il sogno collide e si unisce al mondo materiale, perché la storia di Jose è allo stesso tempo storia di uomini e donne che attraverso i secoli hanno dato il loro contributo alla nostra ricchezza, morendo anonimamente e ritornando alla terra.
MATTEO TORTONE
Nato a Pinerolo (TO) nel 1982, si è laureato in Letteratura all’Università degli studi di Torino. Nel 2011 ha realizzato White Men, co-diretto con Alessandro Beltera, presentato al Festival dei Popoli di Firenze e in molti altri festival internazionali (Bafici, Ankara Film festival) vincendo il premio della giuria al Festival Internazionale di Kazan. Di White Men ha anche firmato la fotografia.
Nel 2012 ha co-diretto di nuovo insieme ad Alessandro Beltera il documentario in tre episodi Swahili Tales.
Nel 2014 ha diretto la fotografia di Rada (Roadstead) di Alessandro Abba Legnazzi, che ha vinto il premio miglior documentario al Torino Film Festival (2014) e il premio per la migliore fotografia al festival di Cracovia (2015). Il film è stato nominato come miglior documentario ai Globi d’Oro (2015).
Nel 2015 ha prodotto e ha diretto la fotografia di A bitter story, menzione speciale al Torino Film festival. Sempre nel 2015 Matteo ha diretto la regia di On opposite fields, presentato in diversi festival internazionali, che ha vinto il premio per miglior film al Corto e Fieno film festival. Nel 2016 ha diretto la fotografia di Bar Malfé e nel 2018 quella di Traverser (After The Crossing) di Joel Akaful (prod. Francia, Belgio, Burkina Faso).
Nel 2016 ha fondato la compagnia di produzione Malfé Film. Con il suo documentario Mother Lode ha vinto l’Eurimage Lab Award (Agorà Work-in-progress del TIFF 2019)
Paese: Francia, Italia, Svizzera, 2021
Durata: 86 min
Scheda Tecnica
Regista Matteo Tortone
Sceneggiatura Matteo Tortone, Mathieu Granier
Direttore della fotografia Patrick Tresch S.C.S
Montaggio Enrico Giovannone
Prodotto da Alexis Taillant, Nadège Labé, Margot Mecca, Benjamin Poumey
Sound Design Jean-Baptiste Madry
Missaggio Adrien Le Blond
Musiche originali Ivan Pisino
Con
José Luis Nazarios Campos
Damian Segundo Vospey
Maximiliana Campos Guzman
Juan José Nazario Campos
Juan Pedro Nazario Campos
Cristian Nazario Campos
Katerine Campos
Jhoni Chambi
Ernesto Luis Paredes Villa
Carla Fernanda Napoleon Vasquez
Estrella Maria Herman Luis
Franky Daniel Chura Canazaca