Diari da fuorItalia – fuoriClasse International tour
Tour Internazionale di fuoriClasse - la scuola possibile
10 Paesi, 12 città, 19 proiezioni, 20 realtà coinvolte, centinaia di studenti, insegnanti e formatori:
le esperienze italiane che raccontiamo nel film possono essere utili per stimolare ad un dibattito più ampio, per arrivare a costruire una rete più vasta, sia con maestre e maestri che con pubblici di altri paesi.
In tutti i casi il film è accompagnato dagli autori o dai protagonisti, e può così continuare il lavoro già cominciato grazie ai crowdfunders di distribuzione ed alla Fondazione S.Zeno, di riconnettere e far intrecciare un mondo molto vivo ma spesso sfilacciato.
Da questa esperienza nascono i Diari di fuorItalia, una raccolta di pensieri e impressioni sugli incontri fatti in questi giorni intensi di scambio e di condivisione. Stefano Collizzolli, Michele Aiello, Matteo Frasca ed Emanuela Minasola ci raccontano, nei loro Diari, il fantastico viaggio di fuoriClasse oltre confine. Buona lettura!
Diari da fuorItalia- tour internazionale di fuoriClasse – la scuola possibile #1 – Istanbul, Turchia
Sto partendo da Istanbul per il Libano. In Turchia, ho accompagnato il film ad un incontro di un gruppo di insegnanti delle superiori ed educatori di strada.
Il momento di chiusura di un processo lungo di scambio e di apprendimento reciproco sull’educazione non formale a cui hanno partecipato turchi, italiani, portoghesi, spagnoli, austriaci e belgi, organizzato da CESIE con Universidad de Murcia, Pistes Solidaires, Hogeschool UC Leuven-Limburg – UCLL, Inovamais Comunicação Visualm Verein Multikulturell e Asist Ogretim Kumunlari (Una di quelle occasioni in cui essere Europa serve e fa crescere).
Ero molto curioso di sentire che succedeva: per la prima volta il film aveva un pubblico non italiano. Alcune cose erano prevedibili (nessuno ha riso al momento Claudio Villa. Mai successo finora) altre un po’ meno.
Gli spagnoli hanno molto apprezzato che i bambini uscissero in grembiule; i turchi erano preoccupati che andando per i boschi così si facessero male (ed un po’ disapprovanti, anche, direi).
Altre cose sono emerse, che mi paiono interessanti
La prima è ovvia, essendo tutti educatori di adolescenti: quali differenze? Cosa di ciò che si vedeva accadere nel film era riciclabile, riutilizzabile? Sorpresa: con gli opportuni accorgimenti molto, quasi tutto. Insomma: e non solo in Italia la pedagogia è più avanti delle scienze della formazione. Bisognerebbe parlarsi di più – o meglio, bisognerebbe che chi insegna fuori dalle elementari stesse un po’ ad ascoltare.
La seconda era forse più legata a quel gruppo, che veniva da due anni di lavoro sui metodi: il metodo è fondamentale, ma restarci troppo dentro rischia di far perdere di vista gli scopi – e con questi, perdere gli adolescenti.
Forse è un altro privilegio del lavorare con i bambini, con cui gli scopi non puoi perderli di vista; in ogni caso, il film ha ispirato questa discussione.
La terza cosa mi ha stupito, dato che da buon italiano penso sempre che “fuori” sia meglio.
Da tutti invece era sentita come fortissima ed urgente una delle esigenze da cui era nato il film: comunicare, far sapere. Costruire conoscenza, condivisione e fierezza attorno alle pratiche educative non ortodosse. Insomma, l’isolamento che si sente in Italia non è solo nostro.
(Stefano Collizzolli)
Diari da #fuorItalia- tour internazionale di fuoriClasse – la scuola possibile #2 Sidone, Libano
La proiezione è all’Houssam Eddine Hariri High School.
E’ una scuola privata. Prima di arrivare, la cosa mi lasciava un po’ perplesso. Ma poi scopro che in un paese in cui il settore pubblico è stato svuotato dalla guerra, dall’assoluta instabilità politica e da una guerra civile che ora è pace ma che non è ancora realmente finita, e che si costruisce su un sistema comunitario più che realmente pubblico, il 70% delle scuole sono private; ed alcune sono gratuite.
E’ un campus molto bello, in cui si trovano elementari, medie e superiori, ed in cui gli studenti si mescolano: le due ragazze che mi fanno da guida prima della proiezione entrano negli altri plessi come fosse casa loro, scambiano battute con le insegnanti, si spupazzano i bambini: mi raccontano che fare tutorship fa parte del loro curriculum. E mi pare una cosa di grande intelligenza.
Per la proiezione Zeina Dbouk Baltagi, che organizza, ha invitato centosessanta insegnanti, di quattro scuole – anche pubbliche – dalle elementari alle superiori. Altra cosa che mi lasciava un po’ perplesso, ma quando mi hanno spiegato che la mescolanza fra studenti nelle diverse classi d’età è normale, non solo all’Houssam Hariri, mi hanno convinto.
Il film viene interrotto a metà, per un primo giro di interventi, pensato giusto per testare se stava arrivando o no: il contesto è molto diverso, e comunque i sottotitoli sono in inglese, non in arabo.
Facciamo fatica a riprendere. Ero convinto di dire un paio di cose io, e poi di cercare qualcuno che avesse il coraggio di fare il primo intervento, come succede spesso nelle sale italiane (poi il dibattito parte; è che per avviarlo occorre rompere l’abitudine al silenzio ed alla passività). Al contrario, dobbiamo bloccare gli interventi dopo il decimo botta e risposta. Alla fine del film riprendiamo, ed è un torrente. C’è una grande abitudine a discutere, a ragionare assieme evidentemente, anche orizzontalmente nella sala, e non solo con me.
Molte delle cose mostrate in fuoriClasse si fanno anche qui. L’attenzione alla creatività, al lavoro di gruppo; lunghi interventi di riflessione su come si costruisce un “noi” dentro al gruppo classe, su come dentro un’identità collettiva accogliente sia poi possibile per ciascuno dei bambini (o degli adolescenti; qua non c’è traccia della contrapposizione, delle differenze della precedente chiacchierata con gli europei; sembra che qua siano tutti pedagogisti) costruire autonomia ed esprimere creazione.
C’è una vera differenza però: tutto ciò qua accade dentro uno spazio protetto, riservato. (E non è solo la scuola, forse. Scrivo queste righe dentro un caffè, dove a fumare la shisha ed a giocare a carte, sono solo uomini. E’ uno spazio del maschile, protetto; come ci sono spazi del femminile, per esempio le moltissime parrucchiere, dove, da dietro le tende che schermano alla vista, si sentono chiacchiere fitte e canti). Il campus molto bello dove lavoro è composto da tre edifici immersi nel verde, circondati da una cancellata, in un quartiere residenziale. E’ una piccola città, separata.
E dentro questo spazio avvengono le cose. Ed i bambini fanno un sacco di attività, ma per i bambini.
Quando nel film si mostrano gli alunni di Craco intervistare gli anziani, quelli di Ronta salire per i monti, quelli di Padova sfidare la piazza del Municipio e dare spiegazioni agli adulti, si vede qualcosa che qui è sconvolgente. Ne parlano a lungo, io divento poco più di un testimone, discutono fra di loro che che cosa comporta sfidare la sfera pubblica.
Non sembra che la cosa comporti particolari difficoltà. Semplicemente, non l’hanno mai considerata possibile.
Certo, c’è un problema di accreditamento. E questo si che è un problema comune – in Italia, come fra i professori che ho incontrato ad Istanbul. Una dice: “Se io oso proporre di portare i bambini per tre giorni nei boschi, i genitori mi tagliano la gola…”. Mi pare sempre di più che quella degli insegnanti, ed a maggior ragione quella degli insegnanti eterodossi, sia una comunità d’avanguardia, bravissima a discutere al suo interno ed esercitare autoriflessività, un po’ meno a confrontarsi con il corpo sociale, a raccontare quello che fanno e perchè. E qui questa sensazione è più forte.
La discussione volge al termine, ma c’è ancora il tempo per un passaggio su Antigone, che a me lascia i brividi. La stessa tragedia che in Italia significa in modo quasi automatico disobbedienza civile, qua è letta in modo completamente diverso: è una storia di guerra civile. E’ la storia di Eteocle e di Polinice, non quella di Antigone. Come si esce assieme da una guerra civile? E’ forse necessaria la nettezza di Creonte? E forse è un ostacolo l’ostinazione di Antigone? Una maestra pensa di provarci. Di provare a usare Antigone per parlare della guerra con i suoi ragazzi. Di provare a fargliela usare, per fargli parlare di guerra con i genitori, con i nonni.
Ci farà sapere.
(Stefano Collizzolli)
Diari da #fuorItalia- tour internazionale di fuoriClasse – la scuola possibile #3 Copenhagen, Danimarca
Tanti nuovi amici per la tappa danese di FuoriClasse e talmente tanto entusiasmo da chiederci di aggiungere in corsa una proiezione in più rispetto a quelle programmate presso la prestigiosa Università popolare Krogerup Højskole di Humlebæk.
Tra gli spettatori tanti giovani da tutto il mondo incuriositi non solo dallo sguardo del film, ma anche dagli approcci delle singole esperienze.
Se la maggior parte di loro non ha colto alcune caratteristiche territoriali, come per esempio la differenza degli accenti delle diverse classi, molti hanno riso per varie situazioni simpatiche che pensavo fossero legate solo a un umorismo italiano.
L’interesse poi nel cercare di capire alcuni dettagli e passaggi particolari dei laboratori ci dice chiaramente che l’Italia presenta pratiche educative all’altezza degli ambienti più progressisti dell’UE, come quello danese.
Lo dimostra anche il fatto che alcuni educatori si sono già dimostrati disponibili ad avviare collaborazioni e scambi transnazionali. Cosa che come ZaLab proveremo ad attivare con i nostri laboratori di video partecipativo e che Matteo Frasca proporrà a Londra domani e dopodomani per una Radioscuola europea.
Grazie infinite alla cura e alla disponibilità di Crossing Borders.
(Michele Aiello)
Diari da fuorItalia- tour internazionale di fuoriClasse – la scuola possibile #4 – Londra, Regno Unito
“- Ma era tutto programmato?
– Vi siete divertiti voi?
– I bambini si sono divertiti?
– Come facevate a vedervi?
– Ci sono stati dei provini?
– I tempi delle riprese sono state rispettati?
– Mi sembra che abbiate vissuto delle avventure…
– Per voi è stato bello cooperare con i bambini?
– Per me quell’ululato dei lupi che si sente e dove tutti scappano è vero perché questo è un documentario, mica una fiction…
– Sono cambiate le cose per voi e per i bambini da quando c’è questo film?
– Ma alla fine i lupi sono salvi?
– Fuoriclasse perché state fuori…
Sono alcune delle domande con cui i bambini mi hanno accolto alla fine della proiezione, presso la scuola italiana di Londra. Ne ho contate una quarantina di domande. Loro erano molti di più. Presenti bambini dalla prima alla quinta della scuola primaria, insieme ad alcune classi di scuola media.
Sono arrivato ai titoli di coda. Abbiamo cominciato a conversare come se ci conoscessimo da un po’, minimo da un’ora e un quarto. La mia entrata ha fatto effetto Rosa purpurea del Cairo. Non sapevano da quale varco fossi entrato, se dalla porta della loro scuola o direttamente fuoriuscito dallo schermo. Si guardavano tra loro dicendosi “Ah ma è lui!”.
Chiedo loro se mi trovano invecchiato dal vivo. Qualcuno dice di sì, facendo scoppiare risate prolungate nell’uditorio. Si crea un filo di comunicazione subito diretto, immediato, caldo.
Spiego loro che una prima parte del nostro tempo è dedicato a rispondere a tutte le loro domande, ascoltando i loro spunti, commenti o riflessioni, un’altra a capire come lasciarci senza davvero lasciarci, visto che ormai ci siamo conosciuti.
Il podcast che presto seguirà questo piccolo diario, riprenderà l’intervento integrale insieme ad un servizio di foto che Vito, uno degli insegnanti, a quanto pare, ha realizzato durante la conversazione, durata circa 1 ora.
Quello che mi colpisce è la loro lucidità, la capacità di individuare i tanti livelli di un audiovisivo, mostrando interesse su come sia stato possibile dare vita alla “forma” e su come i tanti contenuti sono circolati tra i bambini, e tra i bambini e gli adulti.
Sono domande fondative, chiare, che presuppongono una curiosità tanto per il “mezzo” quanto per le immagini che hanno ricevuto, che a loro volta hanno creato le loro immagini. Mettendo insieme le risposte alle loro domande puntuali – non suggerite dagli insegnanti, ma direttamente dalla proiezione – quasi che si potrebbe creare un tutorial collettivo auto-prodotto popolare dal titolo “come realizzare un film su quello che fanno i bambini a scuola” e un altro dal titolo “come pensare i contenuti del film”.
Rimango colpito dalla domanda “Per voi è stato bello cooperare con i bambini?”.
L’uso del verbo COOPERARE l’ho trovato illuminante e prezioso nelle parole di una bambina e trovo straordinaria l’idea sottesa, il sotto-testo, come a dire “voi adulti avete trovato bello lavorare con i bambini, come se foste un’unica comunità?”.
Ecco cosa insegna Fuoriclasse e quel che ci accade dentro.
Prima di lasciarci, costruiamo l’idea, condivisa anche con insegnanti e docenti, di poter comunicare fra classi diverse, Italia e Londra, dando vita al format “Scuola chiama scuola”, ma in versione internazionale. Sembrano entusiasti. Molti di loro si sono accorti che ho messo il computer in mezzo per registrare l’evento.
Un bambino, ridendo esclama:
“Ma già oggi abbiamo fatto radio… sappiamo come si fa, non ci devi insegnare niente!”.
Mi ha ricordato quel ragazzino dei Giardini di Kensington…
Grazie a La Scuola Italiana a Londra
(Matteo Frasca)
Diari da fuorItalia- tour internazionale di fuoriClasse – la scuola possibile #5 – Londra, Regno Unito
“Che grande possibilità per i bambini scoprire scuole e territori così diversi attraverso la realizzazione del film!”
Ecco cosa colpisce insegnanti, studentesse, madri presenti alla proiezione presso la Francis Holland School Regent’s Park di Londra, insieme a me e a Laura Stahnke.
Rispetto al giorno prima il gruppo di spettatori è più raccolto ed eterogeneo, formato da alcune studentesse del liceo, diversi insegnanti e genitori.
Ancora una volta “racconto” e “comunicazione” sono i concetti chiave discussi a caldo, dopo la proiezione. Si ragiona sul come venire a sapere di cosa accade nelle scuole di bello, nuovo e divertente e fare in modo che gli stessi bambini possano raccontarlo ad altri bambini che vivono in territori lontani e diversi, e che sicuramente non avrebbero la possibilità di conoscere e immaginare durante il loro andare a scuola.
La gita didattica è appunto un’altra esperienza.
Ecco una scoperta che molti maestri e maestre hanno fatto, attraverso la corrispondenza epistolare, i gemellaggi e gli scambi o le lettere parlanti inventate dal maestro Mario Lodi.
L’idea però dei collegamenti skype risulta una novità e una modalità da poter promuovere, per vivere quel senso di diretta, di contemporaneità, di evento irripetibile, nello stesso momento, ascoltandosi e guardandosi.
Di certo le classi, per poter avviare un racconto reciproco di quel che fanno a scuola devono vivere esperienze significative, si devono preparare, devono aver qualcosa di particolare che valga la pena raccontare e fare arrivare lontano, da Roma a Napoli, da Milano a Firenze, da Padova a Matera, o magari da Londra… a Roma .
E così con Nicola, insegnante di Italiano all’interno della Francis Holland School, nasce l’idea di provare a coinvolgere le ragazze del Liceo in un piccolo esperimento di radioscuola, nella creazione di un programma, di una traccia che possa motivare a comunicare, rafforzando l’aspetto linguistico e includendo chi di solito rimane più indietro.
Già ho in mente di creare un gemellaggio a Padova, dove tra poco partirà il primo esperimento di radio-scuola all’interno di una secondaria superiore.
Ebbene sì, sia ne La Scuola italiana a Londra che presso la Francis Holland School avvieremo quest’anno piccoli esperimenti di radio-scuola internazionale.
Lo hanno chiesto i bambini, gli insegnanti, l’ho proposto io.
Le modalità sono tutte da inventare, ma anche Fuoriclasse è nato perché c’era molto da inventare. Praticamente… la sua ragion d’essere. Ne siamo felici.
Grazie ancora a Mitchel Ajello Stefano Collizzolli, Emanuela Minasola Laura Stahnke e tutta la ciurma di ZaLab che ha permesso questa irradiazione inglese sorprendente ed emozionante, gestendo in un tempo ristretto, livelli complessi di organizzazione e accoglienza.
Perché Londra – è dopo vent’anni che non la varcavo – così improvvisamente meravigliosa. Per me e la mia storia.
E meraviglioso Fuoriclasse a Londra.
Per la storia comune che ci tiene insieme. E che continua a farci viaggiare verso #Isolechenoncisono… che invece ci sono.
(Matteo Frasca)
Diari da fuorItalia- tour internazionale di fuoriClasse – la scuola possibile #6 – Salonicco, Grecia
Il viaggio di fuoriClasse verso Salonicco è iniziato da Bruxelles, dove ZaLab ha incontrato Antigone, attraverso il Network Europeo European Network Against Racism – ENAR.
Un viaggio lungo e lento, che si è inaspettatamente snodato tra Austria e Germania, sorvolando poi l’intera Europa Orientale, attraverso le intemperie che precedono l’arrivo dell’inverno nel vecchio continente, per arrivare nel cuore di una città che è crocevia di sguardi e direzioni. Una città in cui dal 1993 opera il Centro di informazione e documentazione sul razzismo, l’ecologia, la pace e la non violenza Antigone.
Curiosa la coincidenza che lega il nome di questo vivace gruppo di lavoro ad uno dei personaggi chiave del laboratorio realizzato dalla Scuola “Arcobaleno” di Padova: Antigone, appunto. “Ora conosciamo il nostro profumo” è stato uno fra i primi, scherzosi, commenti dei collaboratori di Antigone presenti in sala dopo la proiezione: “Tè alla pesca e pepe nero”, perché “Antigone è – come il tè alla pesca – un po’ calma e mansueta e, invece – come il pepe nero – frizzante”, come dice uno dei bambini protagonisti del film.
Antigone, in Grecia, si occupa di contrasto al razzismo e alla discriminazione, promuovendo i diritti umani, la sostenibilità sociale ed ambientale e la non violenza ed operando quotidianamente a stretto contatto con giovani e scuole, spesso in condizioni di marginalità, attraverso progetti educativi non formali ed inclusivi. Se il proprio “profumo” per gli operatori di Antigone rappresenta una simpatica scoperta, conoscono bene invece l’approccio e le esperienze raccontate da “fuoriClasse” e, con autentico interesse, ne osservano e discutono le “peculiarità italiane”:
“anche noi lavoriamo quotidianamente nelle scuole e fuori dalle scuole, ma è estremamente interessante confrontare la nostra esperienza e i nostri progetti, che riteniamo di impronta, dimensione e concezione nazionale, con un’esperienza ‘made in Italy’, da cui possiamo ricavare ottimi spunti e nuovi strumenti di lavoro”
… e ancora …
“grazie per questo film: è una raccolta di esperienze davvero ispiranti per le nostre attività”.
Sono queste solo un paio di riflessioni condivise al termine della proiezione, ospitata da OIKOPOLIS, A Parallel City for Ecology and Solidarity, nel corso di una tavola rotonda organizzata con lo staff e i volontari di Antigone, insegnanti ed educatori attivi in città ed altre persone vicine alle attività del Centro attorno ai temi trattati dal film.
Forte la sensazione di comunanza e comunità, di vicinanza di percorsi e di intenti, pur nella distanza geografica. Avvolgente l’entusiasmo e l’empatia per un lavoro minuto, profondo, attento, che parte dai più piccoli per attivare un cambiamento lento e progressivo, che non resti in superficie ma che possa dare frutti nel tempo e che continui ad alimentare e a raccontare, come “fuoriClasse” fa, storie, partecipazione e, soprattutto, genuina umanità.
(Emanuela Minasola)
Diari da fuorItalia- tour internazionale di fuoriClasse – la scuola possibile #7 – Budapest, Ungheria
Un altro viaggio dal sapore FuoriRotta per “fuoriClasse”, in cammino verso il settimo territorio #fuorItalia toccato dalla tournée: da Salonicco si risale verso Nord, nel cuore dell’Ungheria, passando, un po’ per caso e un po’ per necessità, per il minuscolo aeroporto di Kavala, quasi al confine con la Bulgaria.
Un viaggio che stavolta incontra Budapest Conscious Cinema, una piattaforma itinerante di “cinema consapevole” animata dall’italianissimo Luca, che il film lo ha voluto fortemente, per raccontare nella capitale ungherese un po’ della sua Italia, con uno sguardo diverso: quello dei bambini.
La proiezione è ospitata dallo spazio di co-working Impact Hub Budapest, in una filosofia di compartecipazione che ben si sposa con i temi del film. In sala un gruppo di giovani frequentatori di Conscious Cinema ed altri spettatori – alcuni italiani – incuriositi da un titolo che lascia spazio a diverse interpretazioni possibili.
Al termine della proiezione, ciò che più colpisce è l’efficacia della coesione creata fra le diverse esperienze, con la web radio romana a fare da cerniera, riuscendo ad armonizzare esperienze e linguaggi creativi differenti, nati da contesti territoriali eterogenei.
“L’esperienza radiofonica continua oggi o è stata limitata al tempo delle riprese?”
“Come è stato facilitato il dialogo fra i ragazzi di Roma e i laboratori realizzati nelle altre città?”
“Ritenente possibile replicare, utilizzando Skype, una simile esperienza fra scuole di Paesi diversi?”
Tante le domande sull’esperienza di Radio Freccia Azzurra, autentica catalizzatrice d’attenzione in sala, ma forte l’interesse anche per la peculiarità degli altri laboratori, capaci di suscitare un senso di “familiarità” fra gli italiani presenti, che colgono con un sorriso i riferimenti più caratteristici alla nostra storia popolare e alle nostre regionalità.
Ed è proprio il sorriso a contraddistinguere questa tappa del viaggio #fuorItalia di “fuoriClasse”: attenzione e partecipazione, ma soprattutto sincero piacere nella visione da parte di un pubblico che apprezza la capacità del film di divertire e di trasmettere l’entusiasmo dei ragazzi nell’apprendere creativamente, in – e fuori da – una scuola diversa e possibile.
Con lo sguardo teso ancora più a Nord, verso l’Olanda, dove un’altra proiezione del film è in corso, la serata si conclude come punto di partenza per nuove collaborazioni con questa vivace realtà italo-ungherese, lasciando il passo all’ultima risalita, destinazione Helsinki: perché un film fatto da, con e per i bambini non poteva trovare, proprio a pochi giorni da Natale, miglior tappa conclusiva del suo viaggio #fuorItalia che in Finlandia, lì dove, in questo momento dell’anno, l’immaginazione può volare e, perché no, farci un po’ sognare!
(Emanuela Minasola)
Diari da fuorItalia- tour internazionale di fuoriClasse – la scuola possibile #8 – Helsinki, Finlandia
Non poteva finire che in una scuola intergalattica e fantastica come il Lycée Franco Finlandais d’Helsinki diretto dal gentilissimo Kari Kivinen. Una scuola statale, multilingue, cooperativa, dai 5 ai 18 anni, dove non ci sono muri che separano le generazioni, dove non ci sono cortili delimitati da recinzioni metalliche, dove ci si può riposare sotto una coperta nei corridoi senza essere sgridati, dove la mensa si trasforma in teatro, dove esistono aule-falegnameria, aule-atelier, aule-cucina, aule-sartoria, dove si impara fin da subito francese e finlandese, per poi aggiungere anche lo svedese e l’inglese.
E dopo avermi mostrato tutto questo, Kari mi domanda “Lo sai perché la Finlandia è forte nelle statistiche PISA?”.
I bambini che guardano il documentario, infatti, (e lo guardano in lingua originale sottotitolato in inglese) sono più interessati alle tematiche del film e a come è stato fatto produttivamente, piuttosto che essere sorpresi da un ipotetico e inusuale spirito della didattica, che per loro rappresenta la normalità.
Si stupiscono piuttosto per il fatto che i toscani sono intimoriti dal lupo, un animale che loro invece non temono. Invieranno delle riflessioni sul documentario. Forse saranno curiosi di sapere qualcosa in più su quei nonni un po’ “persi” di Craco o su come ci si possa mettere in contatto con la RadioScuola di Daniela, Anna, Bellina, Rosa e Matteo.
La coda di fuoriClasse ha fatto poi capolino anche all’affascinante e prestigioso Cinema Orion (Elokuvateatteri Orion), dove un’insegnante francese che assisteva al documentario ha detto “i luoghi di Roma mi ricordano alcuni film di Pasolini”. E allora, dopo aver richiamato Uccellacci e Uccellini, ho ricordato anche il lavoro svolto da Rodari al Trullo, un autore che ha ispirato e ispira molti, non ultimo me.
FuoriClasse tornerà probabilmente a Helsinki, attraverso la gentile disponibilità di Lauri Palsa del Centro Audiovisivi Nazionale (Kansallinen audiovisuaalinen instituutti), che spesso svolge incontri con insegnanti e sarebbe interessato a parlare di didattica di fronte a un documento filmico.
(Michele Aiello)
Diari da fuorItalia- tour internazionale di fuoriClasse – la scuola possibile #9 – Amsterdam, Olanda
Prima di Helsinki fuoriClasse è stato presentato anche al The Thinking Hut di Amsterdam, un co-working molto stimolante, realtà assolutamente da conoscere, che si è riproposto di coinvolgere il Metis Montessori Lyceum per un’ulteriore proiezione nel 2018 nella capitale olandese.
Sembra proprio che questa esperienza di fuoriClasse abbia mostrato quanto interesse esista in Europa circa la condivisione e lo scambio di pratiche educative. Il fatto che i migliori della classe siano interessati a vedere un documentario come il nostro significa, ancora una volta, che in Italia dobbiamo essere più coraggiosi e soprattutto dobbiamo apprezzare chi si espone e fa robe strane, quelle robe che poi gli europei sono interessati a vedere.
Grazie ai compagni di viaggio Stefano, Emanuela e Matteo Frasca e a tutto il team di ZaLab che hanno reso tutta questa avventura possibile.
Buona fine e buon inizio.
(Michele Aiello)