Laura Boldrini e Piero Grasso sull’Ordine delle Cose
Trovate qui i messaggi di Laura Boldrini e Piero Grasso inviate oggi in occasione della proiezione speciale de L’Ordine delle Cose al Senato.
Sono testi per nulla formali che vi invitiamo a leggere con attenzione.
“Auguro ogni successo all’opera di Andrea Segre che oggi viene presentata in Senato. Da tempo l’autore si è saputo imporre per la profondità e sensibilità con cui tratta la questione delle migrazioni e del loro impatto sulla nostra società. Ma stavolta, con “L’ordine delle cose”, dimostra anche quale capacità di anticipazione dei problemi possa avere il punto di vista dell’artista. Del film colpisce infatti la straordinaria aderenza ai temi che proprio nelle ultime settimane sono venuti in primo piano nel nostro dibattito pubblico, quasi si trattasse di un instant movie realizzato a tamburo battente in questi giorni. Sono temi che vanno sottratti alla propaganda e raccontati – come appunto fa Segre – senza dimenticare mai i diritti umani che ci sono dietro i numeri. Il film ci costringe a chiederci – con la forza del coinvolgimento emotivo che sa provocare – quale prezzo paghi chi viene bloccato in mare e riportato indietro; quali siano le condizioni di vita nei centri di raccolta dei migranti, che le organizzazioni internazionali ci descrivono come centri di detenzione. Su questa domanda di coerenza etica l’Europa – Italia inclusa – si gioca la sua credibilità di ‘terra dei diritti’.”
Laura Boldrini
“Caro Presidente Manconi,
per impegni precedenti non potrò essere con voi alla proiezione del bel film “L’ordine delle cose” di Andrea Segre, prodotto da Jolefilm e Rai Cinema e riconosciuto di interesse culturale dal Mibact.
Il regista racconta come la genesi del film risalga a più di tre anni fa: colpisce come la sua presentazione alla Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia si sia inserita pienamente nel cuore di un dibattito che proprio in queste settimane vede la questione dei migranti provenienti dalla Libia al centro di una nuova strategia – nazionale ed europea – e di profonde polemiche e divisioni.
La tensione interiore di Corrado rappresenta in modo esemplare il dramma etico che nasce quando da una massa indistinta e senza volto si affaccia la singola storia, l’irriducibile umanità di una persona con un nome, un passato, un desiderio di futuro. Swada ritrae per me questa opportunità: portare al pubblico che vedrà il film, che spero sia numeroso, la consapevolezza che dietro alle fredde statistiche si nascondono le storie di uomini e donne costretti – da guerre, dittature e povertà – ad affrontare rischi terribili e atroci violenze per lo stesso desiderio di futuro.
E’ una domanda che riguarda tutti: la risposta che sapremo costruire come singoli e come comunità, nazionale e internazionale, ci dirà se avremo accettato un ordine delle cose che al momento presenta tratti di disumanità in ogni tappa dei lungo viaggio che i migranti affrontano, o se saremo in grado di cambiarlo, garantendo pace, sicurezza e sviluppo sia nei paesi di partenza che in quelli di transito e di arrivo.
Saluto tutti i presenti e rinnovo i miei complimenti al regista e a tutto il cast tecnico e artistico.”
Piero Grasso