Introduzione a “Resistenza Attiva”
di Goffredo Fofi
“Un viaggio nella scuola elementare è sempre interessante o perfino eccitante: le parole e gli sguardi dei bambini hanno ancora, nonostante i tempi, una freschezza rallegrante, comunicano amore per la vita e gusto delle scoperte che essa risveglia in chi non ha ancora abitudini e pregiudizi consolidati, e sollecitano le nostre memorie, il ricordo di quando anche noi eravamo «nuovi». Già tutto questo non vale più per le scuole medie e tanto meno per le superiori e l’università, quando non si è più nuovi ma, ricorrendo a un aggettivo certamente antipatico, si è «usati», si è già pieni di abitudini e pregiudizi.
La scuola pubblica non sta vivendo un bel periodo, mentre quella privata continua a essere sempre o quasi di due soli tipi: confessionale o per i figli dei ricchi. Ha perso la sua funzione, non sono più i genitori e gli insegnanti a educare i nuovi arrivati sulla scena della società, bensì il mercato (e in esso ha un posto centrale quel moderno pifferaio di Hamelin che è Internet, con tutto il suo contorno tecnologico-comunicativo), e questo ha tolto alla scuola, meno alla famiglia per ovvie ragioni, la sua funzione storica, la sua necessità.
La sua secondarietà la sconta anche per via del risibile inseguimento dei pedagogisti alle proposte del mercato. Erano loro, un tempo, la chiave di volta nella formazione degli insegnanti elementari in un’ottica di responsabilità sociale fondamentale: preparare coloro che avrebbero poi avuto un ruolo determinante nell’apprendimento culturale e civile delle nuove generazioni; e sapevano, i migliori, ragionare sulla scuola, interagire con i maestri.
Si occupavano quasi soltanto delle elementari, secondo la regola classica che i punti centrali del lavoro pedagogico erano due: la formazione degli insegnanti e, per il loro tramite, quella dei bambini, appunto nelle elementari. Ma nessuna scienza, mi sembra, se la passa oggi così male come la pedagogia…
Ciò nonostante, è ancora nelle elementari che si trova un po’ di vitalità e di intelligenza pedagogica — fuori dalla lagna del «ceto pedagogico», che, contando ormai quasi niente, cerca di farsi valere «aggiornandosi» o sindacalizzandosi, agendo da corporazione come le altre anche se meno riconosciuta di tante altre.
Ed è per questo che un viaggio nella scuola elementare come quello proposto da Michele Aiello e Stefano Collizzolli ha ancora un senso e, oltre il valore dei singoli insegnanti, oltre la vitalità dei singoli ambienti, riesce a rendere tutto il fascino del confronto con bambini non ancora del tutto gabbati dal mondo adulto e dalle sue balorde e infinite ipocrisie.
I bambini sono ancora bambini, nonostante tutto, sono ancora nuovi e curiosi e generosi. Alcuni di loro, chissà, riusciranno, grazie anche alle maestre e ai maestri che hanno avuto, a conservare nel tempo un po’ di questo amore per la vita, di questa allegria, di questa disponibilità alla natura come alla società degli umani.
Le esperienze che il film ci mostra riguardano paesi e periferie, là dove meno alienante e condizionata è l’esperienza del mondo, pur nelle sue tante contraddizioni. Si può non essere ottimisti sul futuro della scuola (e del genere umano!), ma si può ancora godere del rapporto con una scuola, per quanto rara e marginale, che sa rispettare l’infanzia, e di un’infanzia che sa resistere alle lusinghe della merce e della sua terribile capacità di alienare, di conformare, di istupidire. E che perfino sa farne, per qualche tempo, buon uso.”
Resistenza Attiva nasce come complemento e integrazione del documentario fuoriClasse, per raccontare le sfide e i sogni di una Scuola Possibile, che è già reale e concreta grazie a molti insegnanti ed educatori “coraggiosi”. Per leggere i contributi che rendono “Resistenza Attiva” così speciale, potete acquistare il volume qui, oppure approfittare dell’Edizione Limitata che comprende Libro + Dvd a questo link.